Dove tramonta “no child left behind”

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La raccolta dei dati

Circa ogni due anni dal 1968, l’US Department of Education raccoglie dati sulle scuole della nazione attraverso il Civil Rights Data Collectio. Le informazioni servono al dipartimento per verificare quanto vengono rispettate le leggi sui diritti civili che prevedono pari opportunità educative per gli studenti di diversa razza, genere, con disabilità, con scarsa padronanza dell’inglese.

I dati, riferiti all’anno scolastico 2011-2012, raccolgono le informazioni provenienti da tutte le scuole e da tutti i distretti, incluse tutte le charter school e le juvenile justice facilities, cioè le strutture educative proprie del sistema giudiziario minorile.

I dati che sono stati richiesti alle scuole sono relativi a quattro aree: disciplina, equità nella distribuzione degli insegnanti, educazione prescolare, preparazione per il college e per il lavoro. Le scuole dovevano segnalare quanti studenti sono stati sospesi, espulsi e quanti hanno compiuto atti di bullismo. Quanto hanno speso per gli insegnanti e quanto per le spese in generale. Quanti gli studenti che hanno completato Algebra 1, i corsi Advanced Placement, e quanti hanno sostenuto i test del SAT.

Per la prima volta le scuole dovevano riportare anche il numero delle espulsioni in età prescolare.

La maggior parte dei dati è suddivisa per razza/etnia, sesso, disabilità, conoscenza della lingua inglese per discente, consentendo così al governo e all’ opinione pubblica di prendere in esame la disparità degli indicatori chiave in tutto lo spettro scolastico pre – K – 12 , vale a dire dai 4-5 anni ai 17-18 anni.

Cosa dicono i dati

I dati che sono stati resi pubblici nei giorni scorsi dal Dipartimento dell’Istruzione circa l’uguaglianza delle opportunità educative dalla scuola dell’infanzia alla scuola superiore sono davvero inquietanti, ne emerge un quadro che dovrebbe far riflettere seriamente su un modello di scuola che, salvo varianti nazionali, è pressoché lo stesso in buona parte del mondo.

Ciò che emerge è una realtà scolastica che ancora viola il diritto universale delle persone all’istruzione, nonostante la dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei diritti del fanciullo. Non si riesce a determinare una condizione capace di rimuovere le cause degli svantaggi sociali, culturali, economici che a loro volta stanno all’origine di discriminazioni e disadattamenti nell’ambito scolastico.

I risultati dicono che le minoranze e gli studenti con una limitata conoscenza della lingua inglese hanno, rispetto agli altri, maggiore probabilità di avere insegnanti inesperti, con una preparazione insufficiente, di frequentare high school dove l’offerta curricolare è povera, specie per la matematica e le discipline scientifiche e incorrono in provvedimenti disciplinari con una frequenza maggiore rispetto ai loro coetanei bianchi.

Sui provvedimenti disciplinari il rapporto del Dipartimento non spiega molto, se non che gli studenti neri, i quali costituiscono il 16 percento del complesso delle iscrizioni, costituiscono il 33 percento degli studenti sospesi dalla scuola e il 34 percento di quelli espulsi. In questo confermando un dato, che è universale, ossia che l’utenza più disagiata è quella che maggiormente subisce gli svantaggi e la selezione. Dato che negli USA emerge già chiaramente a partire dall’educazione prescolastica nella quale i bambini di famiglie nere sono il 18 per cento e vanno a formare quasi la metà, il 48 per cento, dei bambini che in età prescolare sono stati “out of”, vale a dire sospesi più di una volta.

I risultati di questa indagine globale disegnano un quadro fosco della situazione circa le opportunità educative negli Stati Uniti d’America, anche se il governo federale spende circa 14,4 miliardi dollari all’anno per aiutare gli studenti svantaggiati.

Quasi il 7 per cento degli studenti neri frequenta scuole dove oltre il 20 per cento degli insegnanti non possiede ancora tutti i requisiti necessari per insegnare. Una cifra che è di 4 volte superiore a quella relativa alle scuole frequentate dagli studenti bianchi.

Tra le scuole frequentate dalla maggior parte degli studenti neri e latini, solo il 66 per cento per i primi e il 74 per i secondi, offre curriculi con l’insegnamento della chimica e di Algebra II.

Questi dati d’oltre oceano gettano un’ombra lunga sulla promessa di un’istruzione uguale per ogni bambino, dovrebbero farci comprendere come i dati dei test internazionali che la Banca Mondiale commissiona all’ OCSE PISA odorino tanto di mercato e profumino molto poco di diritti umani. È evidente che il riflettore va nuovamente puntato sui luoghi scolastici e sulle ragioni delle grandi lacune che perdurano in questo nuovo secolo al suo inizio. Al di là dei proclamati “I care”, No Child Left Behind”, ancora è grande la distanza che separa dal raggiungere l’obiettivo di offrire pari opportunità di successo ad ogni studente.

Il catalogo è questo

È la prima volta dal 2000 che i dati relativi ai diritti civili sono stati raccolti da tutte le 97.000 scuole pubbliche statunitensi e dai 16.500 distretti scolastici, che rappresenta 49 milioni di studenti.

Quest’anno le scuole dovevano fornire anche i dati relativi al numero di sospensioni ed espulsioni in età prescolare (sic!). Da questi si ricava che il 6 per cento di bambini in età prescolare ha avuto una sospensione. Ad essere sospesi sono soprattutto i bambini neri, mentre i bambini latino-americani registrano risultati migliori. Il 29 per cento dei bambini che frequentano la fascia prescolare è latino e latino è il 25 per cento degli studenti sospesi dalla scuola.

Sotto accusa è un trend disciplinare che ha allarmato i sostenitori degli studenti e dei diritti civili. Molte pratiche disciplinari sono troppo dure e colpiscono soprattutto alcuni gruppi come gli studenti neri e gli studenti con disabilità. Non va dimenticato che solo 19 Stati considerano illegali le punizioni corporali, mentre in tutti gli altri si continuano a praticare, a volte con una frequenza inaudita come nel Texas, che nell’anno scolastico 2009-2010 ha punito fisicamente 25015 studenti, di cui 7080 ispanici, 4786 neri e 12973 bianchi.

Mentre gli studenti neri sono il 16 per cento di tutti gli studenti, rappresentano il 27 per cento di quelli a cui viene applicata la legge da parte delle scuole e il 31 per cento di coloro che sono stati oggetto di arresti legati alla scuola.

Cronaca nera e disciplina si accompagnano nella storia anche più recente della scuola americana. Molti degli inasprimenti disciplinari approvati dai Distretti scolastici costituiscono l’unica risposta che adulti esperti hanno saputo fornire. Certo che, se l’origine di tali fatti è da ricercarsi nel disagio sociale o psichico dei loro protagonisti, il rimedio pare più atto ad alimentare la malattia che a curarla.

Per molti studenti di questi distretti l’applicazione della disciplina è vaga e incoerente, tanto che per uno stesso tipo di reato uno studente può essere punito più di un altro. Ci sono avvocati che puntano a modificare le pratiche disciplinari delle scuole, specie dopo la pubblicazione a Baltimora delle linee guida sulla disciplina scolastica, uniche nel loro genere, dettate dai servizi dell’Istruzione statunitensi e dal Dipartimento di Giustizia nel gennaio scorso.

Il nuovo orientamento esorta i distretti a ripensare le politiche di “tolleranza zero” che fino ad ora hanno comportato l’espulsione dalle scuole anche per reati non violenti. Inoltre si richiamano i distretti, ai sensi delle leggi federali sui diritti civili, a rivedere e monitorare l’impatto dei provvedimenti disciplinari, al fine di garantire che non colpiscano ingiustamente alcune parti della popolazione scolastica. Lo stesso Segretario all’Istruzione degli Stati Uniti, Arne Duncan, ha dichiarato che tassi più elevati di provvedimenti disciplinari nei confronti degli studenti di diversi gruppi etnici e razziali non possono essere interamente spiegati da una maggiore frequenza di comportamenti scorretti. Gli stessi studenti spingono per il ritorno a pratiche di mediazione tra pari, anziché ricorrere a sospensioni e a provvedimenti disciplinari che non affrontano le reali cause che inducono gli studenti a comportarsi male. Gli studenti non possono essere trattati come un problema che deve essere isolato e risolto.

I dati forniti dalle scuole dimostrano che anche gli studenti con disabilità sono stati oggetto di provvedimenti sproporzionati di contenzione fisica. Questi studenti rappresentano il 12 percento dell’intera popolazione delle scuole pubbliche e circa il 75 percento di coloro che sono stati fisicamente trattenuti.

Alzare il livello dell’attenzione

Il tema dell’equità ha prodotto una rinnovata attenzione da parte del Dipartimento dell’Istruzione USA che sta lavorando per migliorare in 50 Stati la preparazione degli insegnanti e l’amministrazione Obama ha impresso una spinta significativa all’espansione dell’educazione prescolastica per accrescere le possibilità di frequenza della scuola dell’infanzia da parte dei bambini più svantaggiati. Tra i distretti scolastici statunitensi la frequenza del kindergarten per l’intera giornata è relativamente rara. Solo il 60 per cento dei distretti offre l’opportunità di servizi per l’età prescolare e, di questi, più della metà ha un programma di sola mezza giornata.

I dati mostrano che le disparità razziali e di genere hanno inizio molto presto. Nel 2011- 2012 più di 140.000 bambini, a livello nazionale, sono stati trattenuti alla scuola dell’infanzia, pari a circa il 4 per cento dell’intera popolazione scolastica dei kindergarten pubblici. I nativi hawaiani e di altre isole dell’oceano Pacifico, gli Indiani d’America, i bambini nativi dell’Alaska sono stati trattenuti in percentuale quasi doppia rispetto ai bambini bianchi. Per il 5 per cento i piccoli neri e per il 4 percento quelli ispanici.

Ad essere discriminati sono soprattutto gli studenti di colore che non ricevono la quota loro spettante di accesso alle opportunità scolastiche che contano per la propria realizzazione.

I dati federali, confermati da una miriade di altri studi, mostrano un sistema scolastico, K – 12, che perpetua le discriminazioni sociali nei confronti degli studenti di colore, i quali frequentano le scuole con insegnanti scarsamente qualificati, alle prime armi e con stipendi più bassi di quelli dei loro coetanei.

I ricercatori hanno dimostrato che gli insegnanti alle prime armi, in particolare quelli al loro primo anno di insegnamento, sono in media meno efficaci dei loro colleghi più esperti. Eppure i neri, i latino-americani, gli indiani d’America e i nativi dell’Alaska hanno maggiore probabilità di frequentare scuole con una concentrazione più alta di insegnanti novizi rispetto ai loro coetanei bianchi.

A livello di high school, quasi un quarto dei distretti con almeno due scuole superiori ha uno scarto di 5.000 dollari nelle retribuzioni degli insegnanti tra scuole con la concentrazione più alta e più bassa di studenti neri e latini.

Scuole e responsabili politici cercano di incoraggiare più studenti a impegnarsi nello Stem, nello studio cioè delle discipline relative alla scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Soprattutto le minoranze sono però quelle che sembrano maggiormente tagliate fuori dal poter usufruire di queste opportunità curricolari.

Un quarto delle scuole superiori con le più alte percentuali di studenti neri e latini non offrono Algebra II. Un terzo di queste scuole non offre curricoli di chimica. Tutte discipline queste che consentirebbero di avere successo nell’accedere ai college.

Le carenze di opportunità sono evidenti anche nel campo di chi è maggiormente dotato di talenti. Qui gli studenti neri e latini rappresentano solo il 26 per cento degli studenti iscritti a tali programmi, sul 40 per cento di scuole che li offrono. Inoltre, mentre gli studenti neri e latini costituiscono il 37 per cento degli studenti delle scuole superiori, rappresentano il 27 per cento degli studenti iscritti ad almeno un corso AP.

Un settore in cui gli studenti di colore risultano sovra rappresentati è quello del numero delle ripetenze. Gli studenti neri e English-learners sono bocciati nell’ high school con un tasso due volte superiore a quello della popolazione studentesca complessiva.

 

* http://ocrdata.ed.gov/